Vivo a Barberino Val d’Elsa dal 1991. Domenica scorsa ho incontrato Marco Nannoni e suo figlio Filippo. Marco, che aveva letto alcuni articoli che avevo scritto sulla storia di Barberino, a bruciapelo mi chiede: “Ma te che sei di Tavarnelle (ad essere preciso sarei del Borghetto 😉 ) come mai ti interessa la storia di Barberino ?”. A questa domando rimango spiazzato… non capisco perché me l’ha fatta… poi leggendo questo suo racconto finalmente ho capito il motivo della domanda… 😉
Scritto da Marco Nannoni
<< Tavarnelle non è distante da Barberino. Mi ricordo che fra il mio paese e quello vicino c’era molta rivalità. È lo stesso anche qui? >>
<< Altro che! In effetti Barberino e Tavarnelle sono distanti solo due chilometri e fanno entrambi Comune… il resto te lo lascio immaginare. Il perché questi due capoluoghi di Comune si trovino a così poca distanza fra loro è presto detto. Nel milleduecentodue, e cioè dopo aver fatto radere al suolo Semifonte dai superstiti del lungo assedio, i fiorentini utilizzarono le pietre di quella città per fortificare Barberino che acquistò così una notevole importanza. Infatti solo dopo pochi decenni divenne Sede podestarile mentre nei primi anni del milletrecento divenne Capoluogo di Podesteria e poteva vantare una giurisdizione su ben trentuno popoli.
Quindi Barberino era già un “Comune” ottocento anni fa, mentre Tavarnelle era soltanto uno sparuto gruppo di case, alcune delle quali erano delle semplici “taverne”. È da queste che prese il nome di “Tavernelle”. Successivamente, e forse per nasconderne le umili origini, fu trasformato in Tavarnelle. Nel libro “La Lega di Barberino Valdelsa” c’è scritto che “a partire dal quattordicesimo secolo comincia ad assumere importanza un’altra località della Lega: Tavarnelle”.
E infatti nel milleottocentosettantatre, a forza di crescere e di espandersi, Tavarnelle riuscì a portarci via il Comune e noi diventammo una sua frazione. Ma non si limitarono solo a prenderci il Comune, non contenti, ci presero anche lo stemma del Comune e cioè una tigre rampante che noi chiamiamo affettuosamente “La Gatta”. I tavarnellini le misero sopra la testa una corona dorata e a metà altezza del corpo una banda bianca con scritto “LIBERTAS” forse per far sapere a tutti che erano riusciti a liberarsi dall’“oppressione” di Barberino. E per farci capire che le parti si erano invertite lo chiamarono, e lo chiamano ancora, “Il Gatto”… Ti dico solo che seguirono venti anni di feroci scaramucce. Da quello che racconta la mi’ mamma Tavarnelle divenne quasi una specie di territorio “off limits”. C’era il detto: “Fra Barberino e Tavarnelle bisogna anda’ di corsa pe’ salva’ la pelle”. >>
<< Poveretti! Il calcio non era stato ancora inventato e dovevano trovare pure un valido motivo per litigare e fare a botte. >>
EPISODI DI VIOLENZA E UN MORTO
<< Infatti ci sono tantissimi episodi legati a questa rivalità. Per fartela breve posso raccontarti solo quello più famoso accaduto nel milleottocentonovanta. Devi sapere che la prima domenica di settembre a San Donato in Poggio festeggiano la Madonna delle Grazie; il quadro si trova nel santuario di Pietracupa, a poche centinaia di metri dal paese. A fare il servizio, e cioè a suonare durante la processione, veniva sempre invitata la banda di Tavarnelle. Questo fatto la mi’ mamma lo ha sentito raccontare dalla sua e ora non si ricorda più il perché, ma quell’anno, invece di quella di Tavarnelle, furono invitate quelle di Barberino e di Vico d’Elsa.
Come puoi immaginarti la novità fu interpretata molto male dagli abitanti di Tavarnelle. Infatti, quando la banda di Barberino e tantissime persone che si recavano a piedi alla festa attraversarono Tavarnelle, un certo Rodomonti disse con aria minacciosa: “E ve lo dice i’ Rodomonti: state pur sicuri che a’ i’ vostro ritorno faremo i conti.” – E furono di parola. Al ritorno successe un tafferuglio gigantesco. Alcuni tavarnellini lanciarono addirittura alcune tegole dai tetti. Purtroppo durante questo tafferuglio fra i tavarnellini ci scappò il morto.
SCAZZOTTATE TRA GLI ABITANTI
Come puoi immaginarti questo triste episodio di campanilismo si è portato dietro degli strascichi infiniti. Molti, pur facendo dei mestieri duri, e lavorando praticamente tutto il giorno, la domenica si annoiavano. Ma non pensare che fossero i soliti giovanotti di Barberino che covavano il desiderio di vendicarsi per essere stati offesi, o addirittura picchiati, mentre passavano da Tavarnelle. No, no! Erano anche persone di una certa età, ma ancora in gamba. In quattro o cinque, stanchi di stare a oziare e a sbevazzare in osteria, partivano verso Tavarnelle, e per invogliare gli altri a seguirli dicevano mostrando minacciosamente i pugni: “Noi si va a vedere se s’incontra qualcuno di quelli là… e se per caso…” – Dicevano così perché erano sicuri che a quell’ora anche da Tavarnelle ne stavano partendo altrettanti e con le stesse intenzioni.
Non appena si vedevano, tanto per creare l’atmosfera adatta, e per non iniziare a picchiarsi senza sapere nemmeno il perché, iniziavano ad insultarsi; poi mettevano le giacche sui rami degli olivi e iniziavano una gran bella cazzottata, ma senza un’eccessiva cattiveria e forse cercando anche di non farsi troppo male perché sapevano bene che poi quel gioco sarebbe finito.
Dicevano che lo facevano “per onor di’ paese… perché quelli di là e sappiano che noi un s’ha paura di nessuno. E gli hanno a sape’ di che panni ci si veste!”… Non ci crederai! Una persona che mi raccontò alcuni di questi episodi si ricordava che accadevano anche quando lui era piccolo. Mi disse che suo zio gli comprava qualche caramellina d’orzo, o un cartoccino di semi o di lupini, perché stesse buono, buono a guardare. A scontro finito ognuno partiva con la convinzione di aver lavato chissà quale onta. Mi ricordo che terminò il racconto con queste parole: “Una volta i’ mi’ zio, sistemandosi i vestiti e ravviandosi i capelli, mentre con lo sguardo seguiva i “nemici” che tornavano verso le loro case, prendendomi per mano mi disse: “Gnamo nini! Se un si fa alla svelta quelle donne di casa le ci brontolano.” >>
<< Pazzesco!… A pensarci bene facevano proprio quello che fanno oggi alcuni tifosi di calcio: non vanno allo stadio per vedere la partita, ma solo con la speranza di fare a botte. >>
IL RITORNO DEL COMUNE A BARBERINO
<< Meno male che tre anni dopo quel fattaccio anche a Barberino fu concesso di riavere un proprio Comune, come si può leggere sulla lapide di marmo posta sulla facciata del nostro Comune… Aspetta un secondo che la cerco sul telefonino e te la leggo perché ne vale proprio la pena… Eccola qui: Qui auspice il Prefetto di Firenze Marchese Alessandro Guiccioli torna ad avere sede il Comune di Barberino val d’Elsa per venti anni privato dei suoi diritti secolari intangibili. Questa lapida simbolo di pace ai popoli vicini e a perenne memoria del fatto il Municipio previo solenne plebiscito il primo maggio 1893 inaugurava.
Per fortuna tutto questo può considerarsi solo acqua passata, anche se, fino a pochi decenni fa, erano proprio le squadre di calcio a mantenere ancora accesa questa rivalità. Ora, a causa del calo demografico, si sono accorti che anche riunendo i ragazzi dei due paesi riescono a malapena a mettere insieme non so bene quale tipo di squadra giovanile e con i tempi che corrono più nessuno si sogna di litigare per queste scemenze. Anzi! Grazie anche al servizio di volontariato e di Protezione civile della Misericordia di Tavarnelle-Barberino si è stabilito uno stretto e intenso legame… Mhm!?.. O meglio! A pensarci bene c’è ancora qualcuno che cercherebbe di rinfocolare quell’antica rivalità.
Devi sapere che per le feste noi barberinesi andiamo anche a Tavarnelle, ma i tavarnellini vengono a Barberino quasi esclusivamente per mangiare la pizza all’Archibugio. Non appena arrivano sotto l’arco di Porta Romana guardano con malcelata soddisfazione la via principale, che è sempre stramaledettissimamente deserta, e più di una volta ho assistito a scenette come questa: “Guarda, guarda che passeggio c’è stasera a Barberino! Dalla gente che c’è bisognerà farsi largo co’ gomiti.” – “Si scommette che se dopo si va a giro gnudi un se n’accorge nessuno?” – “Ma no! Vu vi meravigliate perché ci venite di rado e un vu sapete che nella via principale ci passano solo i fantasmi… e vivi passano in quell’altra.” – “In quell’altra?… In quell’altra quale?… Su questo cucuzzolo c’è forse anche un’altra via? O se un l’ho ma’ vista.” – “Ssss!… Se si sparge la voce che ci sono i fantasmi la va a fini’ che questi poveracci e si montano la testa… Gli avevano ragione i nostri vecchi a di’ che Barberino e gl’è i’ paese di’ vento e di’ nulla”. >>
<< Meglio! Almeno non correte il rischio di viaggiare a targhe alterne. Però è vero: ormai tutti i centri storici sono solo pieni di anziani e di case vuote. >>
L’UNIONE DEI DUE COMUNI
<< Accidenti! Mi dimenticavo una cosa importante: dal duemilacinque i Comuni di Barberino e di Tavarnelle si sono associati per la gestione comune dei servizi nei settori della scuola, dei servizi sociali, della cultura, degli uffici tecnici, della gestione del personale e della polizia municipale. Così, nella Toscana dei campanilismi e delle divisioni secolari, quella dei nostri due Comuni è stata una scelta che ha fatto scuola ed è stata addirittura additata come un modello da imitare. Infatti è stata seguita da moltissime altre amministrazioni comunali. Qui in Toscana ci sono tanti piccoli Comuni che sono stati messi in difficoltà dalle ristrettezze economiche e per continuare a erogare dei servizi di qualità diventerà obbligatorio per tutti ridurre le spese inutili… e poi, dal primo di gennaio del duemiladiciannove, c’è stata la fusione dei due Comuni… “O così, o Pomì”! >>
<< Molto probabilmente dopo ottocento anni di invidie e di incomprensioni ci volevano le restrizioni economiche per farvi andare d’accordo. >>
<< E poi, a forza di “restringerci”, diventeremo due anime in un nòcciolo. >>
<< Più che giusto! In fondo, in fondo non tutto il male viene per nuocere.>>
Scritto da Marco Nannoni