LETTERA A FILIPPO PANANTI.
IL TERRORISMO CONTRORIVOLUZIONARIO IN TOSCANA ALLA FINE DEL XVIII SECOLO.
PARTE QUARTA
VARIA ET CURIOSA
Ricevo da Fabio Toccafondi per la pubblicazione.
Scritto da Fabio Toccafondi
L’organizzazione da dare ai “patrioti” secondo Dattellis sarebbe stata quella “di cui Robespierre si seviva per formare le società petriottiche” e cioè, spiegandola con figure, “tanti circoli” (pag. 29 del Sommario cit.). È da presumere che la tecnica di Robespierre consistesse nel costituire tanti piccoli clubs, ignoti l’uno dell’altro e collegati tutit ad uno o più vertici.
Il Dattellis avrebbe dovuto introdurre a Firenze stampe e cartelli incitanti alla rivoluzione e consegnarli “ad un uomo bruno di viso, pizzicato dal vaiolo, con un dente mancante, un poco zoppo, col vestito blu e col bavero rosso” che “vi darà una presa di tabacco in una scatola di oro sulla quale vi sarà un gruppo di cinque donne nude di basso rilievo in oro” (Sommario ct. pag. 39). La descrizione corrisponde a Mifistofele.
Dall’istruttoria risulta la tecnica designata per operare la sollevazione nella Nazione Toscana con strumenti diversi e macchinazioni eterogenee. Si tratta di raccogliere una minuta quantità di informazioni necessarie a preordinare la rivoluzione, quali:
- La dislocazione dei corpi di guardia e la loro consistenza.
- La dislocazione delle carceri e forza della custodia armata.
- L’ubicazione delle armerie, delle polveriere, della loro guardia.
- Le informazioni sulle spie del Governo, sui “più fieri e arrabbiati nemici della causa”, elenchi dei giudici, notizie sui luoghi “dei pubblici erari, tesori e depositi di denaro”.
- L’ubicazione delle chiese e conventi ricchi, liste di preti e di frati “più nemici della causa e dei più pericolosi”.
- Informazioni sugli amici della causa, elenchi, mestieri etc. sulle stamperie e sui “gazzettieri e novellisti della città”.
- Liste dei detenuti politici, degli esiliati etc.
Il florilegio della macchina rivoluzionaria siestende agli affari internazionali e prevede la “necessità urgente (Sommario pag. III) di togliere il terreno Toscano al fratello dell’Imperatore ed all’influenza inglese “convincendo il Direttorio che il commercio francese reclama la democratizzazione della Toscana”. Ahimè, amico mio, tutto si riduce quindi more solito, ad una questione di commerci e di ricchezza? Ad un cambio di padroni commercianti e cioè i francesi al posto degli austriaci e degli inglesi? E di seguito si prevede una petizione al Generale Bonaparte per “difendere la sovranità, del popolo toscano”: la sovranità dei commerci? In mezzo a questo guazzabuglio di strumenti atti ad accendere i fuochi rivoluzionari si segnalano:
- L’invito agli ecclesiastici ad emanare “dottrine di massime evangeliche repubblicane”.
- La “lettera rispettosa del popolo Toscano all’ex Sovrano tendente a fargli aprire gli occhi sui veri diritti e doveri dell’uomo…”.
- La preparazione di una moltitudine di rami, pitture e satire contro gli attuali magistrati.
- Il “progetto su quel che debba farsi della persona del Principe cadendo inpotere dei liberatori.
- Il piano di presa delle fortezze di Belvedere e quella da Basso.
- Nelle campagne toscane e nelle provincie si doveva apparecchiarsi per spuntare sul nascere la reazione di frati e di realisti.
Per passare dalle parole ai fatti si prevede “quantità di granate incendiarie a mano per gettar confusione nelle folle perniciose, mezzo di nuova e vantaggiosa invenzione” onde spargere sangue che sia combustibile alle vendette guidate dai “liberatori”.
“Sotto il pestifero emisfero e nell’orrorosa prigione” (la Toscana granducale secondo “i liberatori”)
Con l’arrivo dei francesi in Toscana, Orazio Dattellis fuliberato dal forte del Falcone a Portoferraio ed ebbe un comando nell’assalto a Portolongone tenuto dai napoletani. Il Micheli era già libero.
Il giudice Luigi Cremani andò a rendere ossequio al commissariofrancese Reinhart. (!)
Comincia così l’ultimo atto; “siamo avviliti ai piedi di un Mostro usurpatore della nostra sovranità” (Sommario cit.). Giunti i francesi c’è stata la festa dei voltagabbana, delle banderuole e degli spaventapasseri che ha attraversato tutte le classi e tutti i ceti sociali, imparzialmente mietendo ovunque piaggiatori e ruffiani del nuovo ordine.
Tutti sono corsi in aiuto dei liberatori.
Le lusinge del novello potere si sono combiate in minacce, le libertà in ordine senza appello, i patrioti in sbirri, la fraternità e l’uguaglianza in categorie letterarie e liste di proscrizione, l’ancien regime ha mutato titolo.
“Sotto il pestifero emisfero e nell’orrorosa prigione” la Nazione Toscana ha avuto le leggi di Pietro Leopoldo, le più civili d’Europa e non è stata necessaria la ghigliottina per disegnare un ordinamento che solo i posteri potranno o sapranno misurare nella sua vera grandezza; noi guardiamo queste grandi nuove istituzioni troppo da vicino e non le sappiamo ancora vedere nel panorama della storia della civiltà: vediamo il tronco, non l’albero. E tra il 1770 e il 1778 Pietro Leopoldo patrocinò che venisse data ai torchi in Livorno l’Encyclopédie di Denis Diderot e Jean le Rond d’Alambert.
Il “Mostro usurpatore della nostra sovranità”, come voi amico ricorderete, ebbe a concepire una “Costituzione fondamentale” il Sovrano “restituire a tutti i sudditi” la loro piena libertà naturale conferendo ai suoi stati le loro originali e libere facoltà d’intervenire validamente e con ogni più legittimo diritto mediante il loro voto pubblico a tutti gli atti di governo e di legislazione…”. E quindi senza che occorresse spiccare migliaia di teste, o spargere infiniti dolori, senza che le classi della società toscana fossero “l’una contro l’altra armate”, senza che nessuno sforzasse il sovrano con armi, con dottrine, con politica. Pietro Leopoldo stabiliva che “l’universale del Granducato venga rappresentato da un corpo di persone liberamente elette dalla Provincie cosicché la voce del pubblico e la volontà del Sovrano concordino le più utili risoluzioni… senza che l’una possa essere valida contraddicente dell’altra ma si contengano nei limiti che vengono prescritti dalla costituzione…”.
Nel 1782 il progetto di costituzione è pronto e molti degli stessi ministri allibirono… il resto è storia amico mio.
Ora noi godiamo e godremo della “libertà” e siamo già burattini ed attori di second’ordine della Comédie Italienne senza andare a Parigi. E la fraternità e l’uguaglianza? Fratelli di chi? Uguali a chi? Chi stabilisce con chi essere fratelli ed a chi essere uguali? Molti partecipano a fare la storia ma solo chi vince la scrive e coloro che pretendono di crearla, i Francesi e i loro reggicoda, non usano nobili azioni e l’inchiostro ma l’inganno, la falsità e il saccheggio. Costoro vivono giorno per giorno ed il loro tempo è quello dei bruti, Pietro Leopoldo ha scritto nel futuro.
Scritto da Fabio Toccafondi
PARTE PRIMA: La rivoluzione del Granduca.
PARTE SECONDA: La risposta del Principe