Nel mese di agosto 1905 l’ing. Giovanni Pampaloni, ingegnere civile di Tavarnelle Val di Pesa, firma il “progetto sommario della ferrovia Firenze-Poggibonsi”. La relazione esordisce: ” fino dall’anno 1884 gli assuntori del tronco ferroviario Colle d’Elsa – Poggibonsi” (ferrovia privata), ebbero in animo di proseguire questa linea fino a Firenze per Barberino Val d’Elsa, Tavarnelle, San Casciano Val di Pesa, Galluzzo e Casellina Torri…”.
Nel 1886 si era costituito un consorzio per la costruzione della ferrovia ed il Cav. Finzi incaricò gli ingegneri Elias e Caldini di redigere un primo studio sommario. Il Cav. Finzi che si era impegnato alla costruzione della linea moriva ed un nuovo comitato promotore si costituiva composto da: il merchese Carlo Torrigiani, sindaco di Tavarnelle v. P., presidente; l’ on. Marchese Filippo Torrigiani, vice presidente della Camera dei Depuitati; l’ on. Barone Sidney Sonnino, deputato al parlamento; l’on.avv. Luigi Callaini, deputato al parlamento; i sindaci di Poggibonsi, Barberino di Val d’Elsa, Tavarnelle V. P., San Casciano V. P., Galluzzo e Casellina e Torri ed i Sigg.ri. avv. Gino Cappelli, avv. Camillo Checcuci, ing. Giuseppe Pacciani, Vitta ing. Edoardo, ing. Giovanni Pampaloni.
IL PROGETTO DELL’INGEGNER PAMPALONI
Viene redatto dall’ing. Giovanni Pampaloni il suddetto progetto sommario con le seguenti caratteristiche: brevità del percorso (km 46) rispetto ad altro progetto, pendenze sempre inferiori al 15%, curve d iraggio sempre superiori ai 500 metri. Uno dei principali obiettivi del progetto è quello di favorire l’unione materiale ed intellettuale di Siena e di Firenze. Questa linea rilegherebbe Firenze con Siena mediante una gemma centrale, S. Gimignano. Le gallerie previste nel progetto sono quelle di: S. Martino, Cinciano, Tavarnelle, S. Casciano, Falciani Montebuoni, Certosa, Ponte all’Asse.
Le stazioni previste: Scandicci, Galluzzo, le Tavarnuzze, i Falciani (per Greve), il Calzaiolo (per S. Casciano), la Sambuca (per Tavarnelle), la Chiara (per Barberino e S. Donato in Poggio), Cinciano, Poggibonsi.
“Un altro elemento importantissimo è il movimento dei forestieri in specie per S. Gimignano, Colle e Siena”. Per il solo S. Gimignano si è avuto nel 1904 un concorso di visitatori non inferiore alle 10.000 persone… si può dunque asserire che il movimento dei forestieri lungo la linea Firenze, Poggibonsi, Siena sarà dei più notevoli se non il più notevole di tutta l’Italia”.
UN PROGETTO ALTERNATIVO
Nel 1913 si parla ancora della ferrovia e la polemica è nel settimanale “Il Chianti” che si pubblica a Greve. Nel giornale del 29/30 novembre 1913 si discute di un altro progetto redatto dall’ing. Spighi “il quale si era preso l’incarico di mandare a gambe levate quello dell’ing. Pampaloni allo scopo di dare un contentino maggiore ai comuni di Casellina e Torri, di Montespertoli e di Barberino Val d’Elsa.
L’ing. Pampaloni, peraltro, ha inviato al “Chianti” le sue obiezioni e rilievi in merito al progetto Spighi, critiche che proseguono nel medesimo giornale del 6/7 dicembre 1913. I rilievi negativi più pesanti in merito al progetto Spighi sono: la mancanza di una stazione nella Val di Pesa per Tavarnelle, S. Donato, Sambuca e Passignano (!). “L’opportunità di ubicare una stazione in località San Martino tra la stazione di Barberino Val d’Elsa e quella di Poggibonsi per avvantaggiare il movimento commerciale specialmente agricolo, trovandosi nei pressi di queste fermate molte tenute e fattorie importantissime ed avuto rigurado alla sorgente acidula di Cinciano che ha preso tanto sviluppo e considerazione”.
Riassumendo sembra che il progetto Spighi avvantaggi soltanto e principalmente gli interessi del Comune di Montespertoli e di poco apparentemente quelli del Comune di Barberino mentre trascura affatto gli interessi dei Comuni del Galluzzo, di Greve, di S. Casciano e di Tavarnelle.
Scritto da Fabio Toccafondi.
Quest’articolo è tratto dallo splendido libro “Non c’era una volta il Chianti. Memorie della Val d’Elsa e della della Val di Pesa, dei contadini, dei padroni, dei fattori, delle fattoresse, dei trecconi, dei monaci, dei taccini e del Granducato di Toscana. Insomma c’erano tutti” di Fabio Toccafondi. Un libro di grande formato con splendide illustrazioni.