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Abbazie, Basiliche e Chiese Provincia di Siena Val d'Orcia e Monte Amiata

Abbazia di Sant’Antimo: un capolavoro del romanico

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L’abbazia di Sant’Antimo si trova a circa 18 km da Montalcino, nelle vicinanze di Castelnuovo dell’Abate. Per raggiungerla si prende la strada che da Montalcino va verso Seggiano e il Monte Amiata, poco prima di giungere a Castelnuovo dell’Abate si gira a destra e si raggiunge in breve l’Abbazia.

LA STORIA

Sant’Antimo è davvero una stupenda abbazia costruita in travertino, molto bello è anche il paesaggio che la circonda, ma quello che sorprende è l’interno della chiesa davvero suggestivo. La tradizione attribuisce la fondazione dell’Abbazia imperiale di Sant’Antimo a Carlo Magno, anche se la prima documentazione certa è un atto dell’imperatore Ludovico il Pio dell’anno 813.

Durante il nono secolo, grazie alle donazioni imperiali e all’acquisto delle reliquie di Sant’Antonio, l’abbazia consolidò il proprio prestigio e nell’undicesimo secolo, grazie alla sua vicinanza alla via Francigena, si trovò inserita nel sistema dei grandi itinerari europei di pellegrinaggio. L’attività di offrire rifugio e assistenza ai pellegrini aiutò a moltiplicare il numero delle donazioni fatte all’abbazia, che divenne uno dei più importanti monasteri di tutta la Toscana, con le sue proprietà che si estendevano nell’area Senese e in Maremma.

Abbazia di Sant'Antimo, Montalcino, Siena. Author and Copyright Marco Ramerini
Abbazia di Sant’Antimo, Montalcino, Siena. Author and Copyright Marco Ramerini

Grazie alla cospicua donazione fatta all’abbazia dal conte Bernardo degli Ardengheschi, negli anni dopo il 1117 fu eretta una nuova chiesa dell’abbazia, la cosiddetta cappella Carolingia, che è ancora visibile oggi. Le principali testimonianze della cultura romanica italiana ed europea che deriva dall’ordine dei Benedettini di Cluny (Francia) sono concentrati all’interno di questa nuova costruzione.

Le pesanti spese incontrate nella costruzione della nuova chiesa determinarono una situazione economica pericolosa, già documentata nel 1163, ciò segnò l’inizio del declino dell’abbazia benedettina, essa, nel 1291, fu affidata nelle mani dei monaci dell’ordine di Guglielmo II ed infine soppressa dal Papa Pio II nel 1462 che l’incorporò nella nuova diocesi di Montalcino.

UNA SPLENDIDA ABBAZIA

In quest’abbazia, più di qualunque altra costruzione in Toscana, si ha una profonda rassomiglianza allo stile francese, notevolmente mediato, tuttavia, dallo stile architettonico tradizionale locale e influenzato dalla cultura artistica lombarda.

Caratteristico di Sant’Antimo è il tipo di pietra impiegato nella costruzione, una particolare qualità di travertino venato, che conferisce al complesso un fascino di luminosità e trasparenza. L’onice invece è stato impiegato nella decorazione architettonica.

L'Abside dell'Abbazia di Sant'Antimo, Montalcino, Siena. Author and Copyright Marco Ramerini
L’Abside dell’Abbazia di Sant’Antimo, Montalcino, Siena. Author and Copyright Marco Ramerini

La facciata, molto semplice, ha una monofora asimmetrica, sormontata da una bifora e in alto un coronamento ad archetti. In basso si vedono i resti di un protiro e il portale della seconda metà del XIII secolo, con l’architrave del XII secolo, che porta inciso il nome dell’architetto della chiesa, il monaco Azzone. Il possente campanile quadrato di forme lombarde con 2 ordini di monofore completa la struttura esterna dell’Abbazia.

Continuiamo la nostra visita all’interno dell’Abbazia.

L’INTERNO DELL’ABBAZIA

La disposizione della basilica, con le tre navate, il camminamento e le cappelle radiali, è simile alle grandi chiese di pellegrinaggio in stile francese. Cosi come sono la parte ascendente della navata centrale e le decorazioni a rilievo con figure geometriche e fitomorfiche di eccezionele qualità, tra cui spicca il capitello con Daniele e il leone attribuito al Maestro di Cabestany, attivo all’epoca in parecchie città europee.

Di derivazione lombarda è invece l’alternarsi fra colonne e colonne cruciformi, così come alcuni degli elementi decorativi, come i capitelli del camminamento e della torre campanaria.

Dettaglio di un capitello, Abbazia di Sant'Antimo, Montalcino, Siena. Author and Copyright Marco Ramerini,
Dettaglio di un capitello, Abbazia di Sant’Antimo, Montalcino, Siena. Author and Copyright Marco Ramerini,

L’interno della chiesa lungo 42,40 m. è a tre navate divise da colonne che, ad ogni gruppo di tre si alternano con un pilastro cruciforme. Bellissimi sono i capitelli, alcuni in onice, tra cui degno di nota, come gia detto, il capitello di “Daniele tra i leoni” (il secondo a destra) attribuito al Maestro di Cabestany.

Il tetto della navata mediana è a travature scoperte, mentre le navate laterali hanno volte a vela. La navata destra è più larga della sinistra ed entrambe si restringono sensibilmente dopo la sesta arcata.

L’ABSIDE

L’abside semicircolare ha la parte superiore che forma la testata curvilinea della navata mediana ed è illuminata da una bifora. La parte inferiore anch’essa semicircolare forma un peribolo aperto per sette arcate verso la navata mediana e che ha verso l’esterno tre absidiole semicircolari.

Abbazia di Sant'Antimo, Montalcino, Siena. Author and Copyright Marco Ramerini,,.
Abbazia di Sant’Antimo, Montalcino, Siena. Author and Copyright Marco Ramerini,,.

Nel peribolo, all’interno di due archi ciechi dell’abside sono i due affreschi di Spinello Aretino (inizio XV secolo) che rappresentano Santo Papa e San Sebastiano. In fondo alla navata sinistra è il Campanile, con una cappelletta triabsidata. Mentre a fianco della navata destra all’altezza dell’altare maggiore si entra nella sagrestia che presenta affreschi del XV secolo.

A destra dell’altare maggiore si apre una scala che porta ad una piccola cripta rettangolare, la tavola dell’altare della cripta è una lapide sepolcrale romana del 347 d.C.

BIBLIOGRAFIA

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  • AA. VV. “Montalcino, Sant’Antimo, San Quirico, Bagno Vignoni e Radicofani” 2012, KMZero
  • Chironi Giuseppe, Dondoli Francesco “Val d’Orcia, Castiglione d’Orcia, Montalcino, Pienza, Radicofani, San Quirico d’orcia” 2003, Aska Edizioni

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