Scritto da Marco Ramerini
Nei mezzi di comunicazione attuali si sentono in continuazione parole di origine straniera. Tra queste ce n’è una, “papà”, che negli ultimi decenni ha preso un utilizzo quasi esclusivo finendo per soppiantare il vero termine italiano. Questo anche a causa della televisione, dei giornali e degli altri mezzi di comunicazione che propongono esclusivamente questa parola. Questo accade anche in note produzioni televisive dove sarebbe d’obbligo utilizzare il termine “babbo”, ad esempio ho sentito Lorenzo de’ Medici dire “papà”… ma anche Pinocchio che alternava “babbo” a “papà”… Anche a scuola quasi tutti i libri, salvo rare eccezioni, riportano il termine “papà” che i miei figli regolarmente cancellano e sostituiscono con “babbo”… Chi come me dice “babbo” si sente sotto assedio…
Fino alla fine dell’ottocento l’unico termine italiano presente nei vocabolari era “babbo”. Nelle cinque edizioni del più importante Vocabolario della Lingua Italiana, quello dell’Accademia della Crusca, il termine unico riportato è “babbo”, il francesismo “papà” non viene mai riportato.1
“Babbo” è una parola che nel sentire comune solitamente differenzia i toscani dal resto d’Italia. Ma non è proprio così. Anzi questa parola sarebbe la vera e l’unica parola italiana alternativa a padre. Il termine babbo secondo gli studiosi della lingua italiana è una forma “autoctona”, mentre il termine “papà” è un francesismo del quale si ha notizia solamente a partire dal XVIII secolo. Il padre o meglio dire “babbo” della lingua italiana Dante Alighieri utilizza “babbo”: “Che non è impresa da pigliare a gabbo, Descriver fondo a tutto l’universo, Nè da lingua, che chiami mamma, o babbo” Dante – Inferno canto, XXXII, 7-9. Secondo il dizionario della lingua italiana “Treccani” la parola “babbo” deriva dal termine latino “babbus”, ma come vedrete, l’origine di questa parola potrebbe essere ancora più antica.
Come già accennato, secondo l’interessante studio curato da Matilde Paoli per conto della Redazione Consulenza Linguistica dell’Accademia della Crusca, fino alla fine dell’ottocento il termine “papà”, derivante dal francese, non era neanche presente nei vocabolari della lingua italiana: “Nessuna delle edizioni del Vocabolario degli Accademici registra papà o pappà; né lo troviamo nelle schede preparatorie alla lettera P della V edizione (pubblicata dal 1863 al 1923, fino alla lettera O)”.
Interessante notare che nel Lessico della corrotta italianità di Pietro Fanfani e Costantino Arlìa (1890) in relazione all’utilizzo di “papà” viene apostrofato: “e certi nostri compaesani, perché passeggian pe’ sette colli, credono di far bene a smetter quella [cioè BABBO] per dire Pappà e Mammà! Belle mi’ nerbate !“2
A differenza di come comunemente viene ritenuto, la parola “babbo” non è un termine di uso esclusivamente toscano, ma, anche attualmente, viene utilizzata in diverse aree del territorio italiano (Marche, Romagna, Umbria settentrionale, Lazio settentrionale, Sardegna) oltre che a San Marino e in Corsica (Francia). Mentre è (e forse potremo dire era) usata dalle generazioni più anziane (ma sempre meno usata) in Emilia. Alcune testimonianze che ho raccolto riportano, anche al giorno d’oggi, l’utilizzo (molto minoritario) della parola “babbo” anche nell’area di Napoli.
1- GLI ETRUSCHI
Curioso notare che l’area dove attualmente si utilizza il termine “babbo” corrisponde in gran parte all’area di insediamento degli antichi Etruschi… chissà se c’è qualche nesso storico sull’utilizzo della parola “babbo”…
Gli Etruschi avevano il loro territorio d’origine tra la Toscana, parte dell’Umbria e l’alto Lazio. Nei secoli successivi questo popolo, ancora in parte misterioso, estese la propria area di influenza ad altre aree della penisola italiana. Verso nord la loro civiltà si estese nella valle del Po, principalmente nell’area dove oggi è l’Emilia-Romagna. Gli Etruschi occuparono la Corsica e ci sono anche testimoninze di insediamenti etruschi in Sardegna: sull’isolotto di Tavolara nei pressi di Olbia, è stato recentemente trovato un insediamento etrusco risalente al IX secolo a.C. Infine gli Etruschi arrivarono fino in Campania colonizzando l’area tra Capua e Pontecagnano.
Tra le aree di utilizzo odierno di “babbo” ci sono, fuori dall’area etrusca, solo la Sardegna (ma come detto sull’isola è stato trovato almeno un insediamento etrusco e tra gli Etruschi e l’isola c’era una fitta rete di scambi commerciali e culturali) e parte delle Marche… Come già accennato ho trovato testimonianze che attualmente (anche se in forma largamente minoritaria) in Campania viene tutt’ora utilizzato il termine “babbo”… e anche li ci sono stati gli Etruschi… la cosa fa pensare… Certo che una parola possa aver resistito per 2.500 anni sembra difficile…
L’ALBANESE
Altra curiosità è il fatto che un termine molto simile all’italiano “babbo” viene utilizzato nella lingua albanese, dove per “babbo” viene utilizzato “babi”, mentre per “padre” viene utilizzato “babai”. Anche questo collegamento è molto interessante… Proprio per questa similitudine nel termine utilizzato, talvolta chi viene a vivere in Italia dall’Albania preferisce l’uso del termine “babbo”, più vicino al proprio: “Io di Macerata e ho sempre chiamato mio padre papà, ma mio marito che è albanese vuole essere chiamato babbo perché in Albania si usa babbo (Babi) quindi ci tiene che i bambini usino babbo”.
Attualmente ci sono tre teorie sull’origine della lingua albanese: una teoria indica l’albanese come una lingua indipendente nell’ambito delle lingue indoeuropee, un’altra teoria indica che l’albanese possa essere una lingua sopravvissuta del gruppo illirico e una terza teoria afferma che l’albanese possa essere imparentato con l’antico gruppo linguistico daco-trace, un tempo parlato in Mesia e in Dacia.
Secondo quanto riportano Benedetta Baldi e Leonardo M. Savoia la teoria oggi più accreditata è quella che indica l’albanese come una lingua connessa con l’illirico.3 Interessante notare che secondo lo studio di Mathieu Aref, la lingua degli albanesi conserva vocaboli provenienti dalla lingua etrusca.4 In passato somiglianze tra la lingua albanese e l’antica lingua etrusca sono stata notate del resto in numerosi studi. Secondo alcuni studiosi molte forme grammaticali della lingua etrusca corrispondono alle forme dell’odierna lingua albanese.5
Inoltre anche il linguista sardo Massimo Pittau ha fatto notare la somiglianza tra la lingua etrusca e l’antica lingua sarda.6
Quindi etrusco, albanese, sardo…. e “babbo”… ci sono molte coincidenze…
2- LE AREE DOVE OGGI SI UTILIZZA LA PAROLA “BABBO”
Vediamo quali sono le aree dove è largamente diffuso l’utilizzo della parola “babbo”. Ovviamente la Toscana dove viene utilizzato dalla stragrande maggioranza della popolazione. In Umbria si attesta l’utilizzo nell’area di Perugia e lungo la media valle del fiume Tevere tra Città di Castello e Todi e nell’orvietano.
Nel Lazio si utilizza “babbo” dal confine con la Toscana fino a Tarquinia, che probabilmente è la zona del Lazio più a sud in cui il termine viene utilizzato. La linea del confine di utilizzo passa grossomodo tra Tarquinia e Viterbo.
Mentre nelle Marche l’utilizzo del termine “babbo” si spinge in tutta la regione fino al confine con l’Abruzzo. La Romagna è un’altra zona dove il termine “babbo” è molto radicato quasi ai livelli di come lo è in Toscana.
Mentre in Emilia veniva molto utilizzato in passato fino a circa 30/50 anni fa, ma nelle ultime generazioni (e probabilmente con l’avvento della televisione) si utilizza ormai quasi esclusivamente il termine “papà”.
In Sardegna l’utilizzo della parola “babbo” è molto diffuso, anche qui l’uso è paragonabile al livello di utilizzo di Toscana e Romagna.
Quello che ho voluto ricercare è come è cambiata negli ultimi 50 anni l’area di l’utilizzo della parola “babbo” in particolare mi sono concentrato sulle aree di confine, le più interessate ai cambiamenti. Ho quindi provato a tracciare una mappa dell’area di utilizzo della parola e quali sono i cambiamenti in atto.
Per questa ricerca, in parte, mi sono avvalso anche dell’utilizzo di moderni mezzi di comunicazione, in particolare ho utilizzato i gruppi Facebook, facendo una domanda sull’utilizzo del termine “babbo” nelle aree di confine che reputavo più interessanti per capire quale fosse l’estensione dell’utilizzo, e quali fossero le aree dove la parola era in evidente diminuzione d’uso. Vediamo nei dettagli quanto ho trovato.
3- TOSCANA
In tutta la regione si dice esclusivamente “babbo”, e anzi il termine “papà” oggi come in passato sembra una parola aliena, anche se i mezzi di informazione lo propinano in tutte le salse e forse con il passare del tempo e delle generazioni succederà quello che sta accadendo in altre aree dove in passato veniva utilizzato “babbo”. Ma in Toscana la parola è anche un simbolo di identità e dove questo succede di solito è più difficile che ne sia abbandonato l’uso.
La ricerca tocca solo marginalmente la Toscana, visto che in gran parte della regione viene esclusivamente utilizzato il termine “babbo”. Ho però voluto approfondire se l’uso di tale parola fosse anche diffuso nell’area della provincia di Massa Carrara e in particolare in Lunigiana.
LUNIGIANA
In parte della Lunigiana viene utilizzato sia “babbo” che “papà”. In dialetto è “pà”. Ma sembra che l’utilizzo di papà sia diventato piuttosto diffuso dopo gli anni settanta, molti però che utilizzano “papà” utilizzano “babbo” quando parlano di lui ad altre persone: “Con gli altri mio babbo, in famiglia papà”, “ Io mio padre l’ho sempre chiamato papà ma quando parlavo di lui con altre persone lo chiamavo Babbo”, “Quando mi rivolgo a lui “pà”, quando parlo di lui babbo“. Cosa che ho ritrovato anche in Emilia, dove l’utilizzo di “babbo” sta scomparendo. Probabilmente, almeno nel caso dell’Emilia, è un utilizzo che ricorda i tempi in cui “babbo” era più diffuso.
Comunque sembra che anche nell’area di Pontremoli l’utilizzo di “babbo” sia in diminuzione e prevalga l’utilizzo di “papà”: “Mia nonna parlava di suo babbo…”, “Sono di Pontremoli ed io ho sempre detto babbo, come il mio chiamava il suo. Le nuove generazioni, invece, usano papà. Io stessa con i miei figli ho utilizzato il termine papà…”, “Sono di Valdantena (la zona collinare a nord-est del territorio comunale di Pontremoli), quando ero piccola (ho 70 anni) chiamavo babbo”.
Interessanti alcune testimonianze relative a Mulazzo, un piccolo borgo tra Pontremoli e Aulla, dove sembra che almeno fino agli anni 50, si usasse principalmente babbo: “Da bimba era babbo, nella vita adulta papà, sono di Mulazzo”. Capita anche famiglie dove l’utilizzo dei termini è misto… “Io papà ma mia mamma e fratelli dicevano babbo“, “Ho due figli 52 e 48 anni uno dice babbo e l’altro papà”.
In un’altra area della Lunigiana quella di Fivizzano viene normalmente e quasi esclusivamente usato il termine “babbo”. Come segnalato da un utente: “Fivizzano è la cittadina più Toscana della Lunigiana (I Fivizzanesi sono cittadini Fiorentini dal 1477) e quindi non possono che chiamare il proprio padre con la parola Babbo che in dialetto si abbrevia in “Bà”…. In definitiva la parola “papà” nella Lunigiana orientale non è usata”. In questo caso anche il dialetto è diverso: “A Fivizzano usiamo la parola babbo in dialetto bá”. Piuttosto comune, come in gran parte della Toscana è l’avversione al termine “papà”: “Solo Babbo .. mio Babbo non voleva essere chiamato papà…”. Anche nelle città di Massa e Carrara si utilizza “babbo”, come nella Valle di Magra e ad Aulla.
4- ROMAGNA E SAN MARINO
In Romagna l’utilizzo di “babbo” è molto radicato. In tutta la Romagna si utilizza quasi esclusivamente questa parola: “Io sono romagnola, in Romagna usiamo tutti la parola babbo”. Verso nord l’utilizzo arriva fino e oltre la città di Ravenna, toccando anche Argenta già in provincia di Ferrara. Verso ovest fino ad Imola e Castel San Pietro Terme. In tutta la Romagna, incluse le aree di Cesena, Forlì, Faenza, Rimini e Riccione l’utilizzo di “babbo” è molto diffuso e spesso quasi unicamente utilizzato, quasi ai livelli che si possono trovare in Toscana. Lo stesso sull’Appennino Tosco-Romagnolo dove viene utilizzato quasi esclusivamente il termine “babbo” come in Toscana. Anche nel piccolo stato indipendente di San Marino si dice comunemente “babbo”.
La ricerca anche in questo caso si è concentrata principalmente nelle aree del confine d’utilizzo per cui ho investigato primariamente nell’area di Ravenna e in quella di Imola. In entrambe le aree chi non utilizza “babbo” è un’esigua minoranza.
“Babbo” viene molto utilizzato a Ravenna, e anche in tutta la provincia di Ravenna. Nel dialetto della città il termine è “… mì bab” (… mio babbo). Si nota anche un grande orgoglio e legame territoriale per l’utilizzo di questa parola: “A Ravenna prova a dire papà e ti sopprimono!!!!”, “Ho sempre detto babbo e preteso babbo”, “A Ravenna sempre babbo!”, “vietato a mia figlia dire “papà””, “immancabilmente e solo BABBO, papà penso di non saperlo neppure pronunciare”.
Anche se ci sono testimonianze di un cambio in atto nelle nuove generazioni: “il termine papà è usato a Ravenna solo dalle generazioni più giovani, (meno di 30 anni), in passato era solo “babbo””, “A Cotignola si diceva babbo ora le nuove generazioni dicono papà”. Anche qui sono comunque riportati casi di utilizzo indiretto da parte di chi invece dice “papà”: “Sempre usato papà per chiamarlo direttamente….se devo parlare di lui con un altro uso babbo…”, “Ravenna…se lo chiamo..lo chiamo papà. Se parlo di lui è il mio babbo”.
5- EMILIA
In Emilia si nota che “babbo” era molto diffuso fino agli anni ’60 e ’70 del novecento. Ma le ultime genarazioni, forse a causa della moda televisiva, utilizzano quasi esclusivamente il termine “papà”. Il termine resiste ancora nell’area appenninica sia modenese che bolognese. In Emilia le nuove generazioni utilizzano quasi esclusivamente “papà”. Mentre coloro che sono nati prima degli anni settanta utilizzano o utilizzavano maggiormente il termine “babbo”.
Ho trovato diverse testimonianze dell’utilizzo della parola a Parma, Reggio Emilia, Modena e Bologna. Fino agli anni ’70 il termine sembra che fosse piuttosto diffuso anche nei centri di campagna della provincia di Modena e Parma, così come nelle città. Nelle aree appenniniche Emiliane il suo utilizzo sembra resistere ancora oggi: “Nell’Appennino Tosco Emiliano… fra le nostre montagne si usa quasi sempre il termine “babbo””, “nei comuni dell’Appennino bolognese si usa ancora “babbo” e anche nell’Appennino Reggiano e Modenese: “sull’Appennino modenese l’uso del Babbo come nome per indicare il padre è molto diffuso”, “sull’Appennino Reggiano si usa babbo”. In genere però il suo utilizzo è diventato fortemente minoritario, e sta scomparendo in tutta l’Emilia.
Ho comunque raccolto testimonianze dell’utilizzo (probabilmente oggi piuttosto ridotto, ma molto più comune in passato) del termine “babbo” fino a Bedonia, Borgo Val di Taro, Salsomaggiore Terme, Gualtieri, Fidenza, Fiorenzuola d’Arda e Busseto. Sulla linea del Po, da quanto ho raccolto, si fermano le testimonianze di utilizzo di “babbo”.
FERRARA
Nella città di Ferrara il termine “babbo” è molto poco usato, in dialetto si dice “me opa”, ma anche “Popa‘”. Mentre ho trovato alcune testimonianze dell’utilizzo attuale o in passato nella provincia ferrarese come ad Argenta, Cento, Vigarano, Portomaggiore, Ravalle e anche in altri paesi: “Ad Argenta si usa”, “Mia nonna usava la parola babbo. Era di Coccanile”.
Qualche testimonianza di utilizzo nel passato c’è anche a Ferrara: “Mia mamma lo usava….ma si tratta di tempi lontani”. “Babo e non babbo a Ferrara lo abbiamo sempre detto per caricare la figura con la frase “al dig al to’ Babo” altrimenti per chiamare il proprio genitore sempre usato papà”.
Ci sono anche alcune testimonianze dell’utilizzo a terzi: “Io ‘babbo’ lo dico solo riferito a terzi, il mio è papà”. A Comacchio non viene utilizzato, salvo casi sporadici: “Io sono di Comacchio con origini Comacchiesi e utilizzo la parola Babbo per chiamare mio padre”.
MODENA
Anche nella città di Modena in tempi passati era molto usato, ma ormai l’utilizzo sta scomparendo: “Io sono di Modena e dai racconti dei miei, modenesi cittadini almeno dagli inizi del 1800 nella nostra famiglia si è sempre detto babbo. I giovani ad imitazione tv e cinema o di famiglie provenienti da altre regioni usano papà”, “Io sono della provincia di Modena ed ho sempre chiamato Babbo mio padre, “il mio babbo”, adesso pian piano l’utilizzo sta quasi scomparendo per papà a me un po’ dispiace”, “Diffuso il termine babbo nel modenese, soppiantato pero’ negli anni 70 da papà”.
Probabilmente la diminuzione dell’utilizzo del dialetto tra le nuove generazioni ha portato ad una netta riduzione del termine: “in dialetto lo chiamavo al babo”. Anche a Modena è frequente l’utilizzo quando si parla in terza persona: “quando mi rivolgo in terza persona al papà, dico il mio babbo”, “Mia mamma classe 1931 chiamava il suo in dialetto babo”.
CARPI
In altre aree della provincia modenese come a Carpi l’utilizzo della parola “babbo” viene descritta come un “Retaggio dei tempi passati quando si parlava prevalentemente in dialetto”, “Io che ho quasi 70 anni chiamavo babbo mio padre”, “Mia mamma di Carpi (1941) sempre chiamato “Baabo” io (1963) sempre papà….”, “Io si (1945) i miei figli no (del 69 e del 74) Carpi”, “io ho 77 anni e a casa mia il mio papà lo chiamavamo babbo”, “A Rovereto di Novi per chi come me è nato negli anni 50-60 parliamo con il termine Babbo”.
Le testimonianze indicano l’utilizzo in dialetto di: “(al bàabo) il babbo. O anche (al popà) il padre”. Alcuni continuano anche adesso ad utilizzarlo: “Sempre chiamato babbo!”, “Vivo a Modena: sempre detto babbo”, “Nella bassa modenese si usa babbo…”, “Famiglia con radici storiche carpigiane. Sempre chiamato ‘babbo‘”, ”Carpigiana sempre detto babbo!”.
Ma anche qui le nuove generazioni non lo utilizzano quasi più: “Anche io ho sempre chiamato babbo…però adesso è raro sentir dire da un bambino babbo….sento solo papà !!!”
MIRANDOLA
A sud del corso del fiume Po, nell’area di Mirandola ci sono testimonianze di un utilizzo di “babbo” piuttosto diffuso in passato: “Babbo più in uso in tempi passati !”, “Mio padre lo chiamavo babbo, i miei figli mi chiamano papà o papi…”, “Anche mio padre era babbo poi divenne papà”, “Per me è sempre stato papà.. Ricordo però che in famiglia, quelli più grandi di età, dicevano babbo…”, “Mirandola: sempre chiamato babbo. Mia mamma pure chiamava Babo (in dialetto) il suo e ha 89 anni, quindi si va parecchio indietro nel tempo”, “Mio padre era di Mirandola, e lo chiamavamo babbo e lui si riferiva a se stesso e al nonno sempre col termine “babbo””, “Ho 72 anni e per me era il babbo, per i miei figli è papà”, “per me è sempre stato papà, ma i miei nonni e bis zii a volte il padre lo chiamavano babbo”.
Sempre a Mirandola ci sono anche alcune testimonianze di un utilizzo anche oggi: “Mio figlio mi chiama sempre e solo babbo”, “sempre chiamato babbo, sono di Mirandola”, “Io da piccola lo chiamavo babbo; invece ora lo alterno. Mio fratello più giovane di me, tutt’ora lo chiama babbo”, “Sempre chiamato Babbo !”. Qui ho trovato anche una testimonianza dell’utilizzo di “babbo” a scuola: “Da ragazzo io e i miei compagni chiamavamo papà, come tutti a San Possidonio, e anche a Mirandola, alle medie e oltre, papà e padre. Solo a scuola si usava scrivere “babbo””.
Ma la stragrande maggioranza delle nuove generazioni anche nell’area di Mirandola utilizza quasi esclusivamente il termine “papà”: “Ho sempre chiamato mio padre “babbo “il mio babbo… ma sono di vecchia generazione… i bambini di oggi chiamano papà… qui a Mirandola”, “Sempre chiamato babbo, Concordia e Mirandola, anno ’62 . Per la mia esperienza, sono i più giovani ad usare la parola papà”, “Io sempre chiamato babbo (babo) in dialetto finalese (Finale Emilia)”.
APPENNINO MODENESE
Nell’Appennino Modenese il termine viene molto utilizzato, in quest’area la parola in dialetto è “babo” che talvolta diventa però “papo”: “Io Pavullese e sempre papà…nel.dialetto papà diventa Babo!”, “Per me pavullese d.o.c. mio padre è sempre stato il “babbo”. Non ho mai pronunciato la parola papà in vita mia”. Anche in queste aree si nota comunque un cambio di utilizzo nelle nuove generazioni che oggi prediligono il termine “papà”: “mio papà chiamava babbo suo padre”, “Sono pavullese e uso babbo da sempre ma tra le nuove generazioni davvero in pochi lo fanno…”.
BOLOGNA
Nella città di Bologna le nuove generazioni utilizzano quasi esclusivamente “papà”, ma fino agli anni sessanta del novecento veniva utilizzato molto “babbo”: “So che a Bologna andava, per lo meno fino alla generazione dei nati negli anni 60”. Molti fanno notare che il passaggio tra “babbo” e “papà” a Bologna ha avuto luogo a partire dagli anni cinquanta: “papà ha cominciato a diffondersi verso gli anni 50; molti pensavano che babbo fosse troppo popolaresco mentre papà era più signorile ed elegante”, “forse la verità sta che a partire dagli anni ‘50 il Bolognese stava diventando sempre più borghese e quindi utilizzava meno l’uso delle parole legate alla provenienza popolare”.
Altre testimonianze indicano che il cambiamento sia stato ancora più recente attorno agli anni ottanta del novecento: “A Bologna sempre babbo. Papà si è iniziato ad usare dagli anni Ottanta in poi”. Comunque generalmente si fa notare che veniva utilizzato “in passato soprattutto babbo, in tempi più recenti papà”, “classe 55, ho sempre usato il termine” babbo”, come tutta la mia generazione e quella di mio figlio. I miei nipoti usano papà o papy”.
Anche il continuo utilizzo di “papà” nei mezzi di comunicazione sicuramente ha influito: “Io credo che il termine papà ora sia molto in auge, specie nelle generazioni più giovani, in quanto è ormai citato in film, televisione e mezzi di comunicazione”. Lo stesso sembra che sia succeso a scuola: “Ho notato in passato che le scuole usavano papà”.
Anche a Bologna si registrano casi in cui si utilizzano entrambi i termini: “papà quando mi rivolgevo a lui e babbo quando ne parlavo con un’altra persona”. Sembra che pochi continuino ad utilizzarlo ancora oggi: “Io papà non riesco a dirlo, mi scappa da ridere. Babbo e basta”.
SASSUOLO
Nell’area di Sassuolo sia in pianura che verso l’Appennino l’utilizzo di “babbo”sembra essere ancora piuttosto diffuso. Anche qui però come da molte altre parti si registra un arretramento dell’utilizzo nelle nuove generazioni: “Io sempre papà. Mio papà però chiamava il suo Babbo”, “Io il mio l’ho sempre chiamato babbo mentre i miei figli il loro lo chiamano papà. da Sassuolo”, “Io sempre babbo, mio figlio papà”, “Il mio sempre chiamato babbo, le mie figlie chiamano il loro papà”, “la differenza, in queste zone, si basa molto sull’età delle persone che rispondono. Più sono giovani, più la parola “babbo” si sta perdendo”, “In Emilia Romagna una volta prevaleva BABBOOOOO”, “Da sempre a casa mia si usa babbo. Direi che a Sassuolo è frequentissimo, ma nelle nuove generazioni si usa molto di più papà”, “Da piccola sempre Babbo ma negli ultimi anni papà”, “Io a Sassuolo sempre chiamato BABBO! Io sono del 62, ora sento i bimbi ed i ragazzi utilizzare esclusivamente papà”, “Babbo si usava di più tanti anni fa è calato ma si usa ancora”.
Curioso notare che: “in italiano sempre detto babbo, mentre in dialetto scattava al papá. Sassuolo”, “Quando si parlava prevalentemente in dialetto, l’uso comune era papà, almeno per la mia generazione”. Anche qui ci sono testimonianze dell’utilizzo di “babbo” in terza persona: “In terza persona dicevo babbo”.
REGGIO EMILIA
Da quanto ho potuto constatare sembra che siano in pochi coloro che nell’area di Reggio Emilia utilizzano ancora il termine “babbo”, ma qualcuno ancora c’è: “Noi diciamo babbo, reggiani da sempre”, “Io lo chiamo ancora e in dialetto …Babo…”, “Mio figlio usa la parola babbo. Reggio Emilia”, “Nato a Reggio Emilia città. Sempre chiamato babbo mio padre”, “sempre chiamato babbo……ma nella mia zona solo io, tutti gli altri papà!!!”.
Maggiori sono le testimonianze di un utilizzo nel passato: “Io lo chiamavo babbo”. Anche a Reggio Emilia molte sono le testimonianze dell’abbandono dell’utilizzo della parola probabilmente attorno agli anni settanta del novecento: “A Reggio Emilia ora si dice papà/padre, ai suoi tempi mia madre invece lo chiamava il babbo (in dialetto “al babo”)”, “Fino a una certa età io ho usato la parola babbo. Poi ho cominciato ad usare papà. Sono di Reggio Emilia”, “Io sono reggiana, i miei genitori pure, chiamavo babbo da piccola poi sempre papà”.
PARMA
Anche nell’area di Parma il termine “babbo” era usato e in parte viene tutt’ora usato: “Babbo…certo che viene usata… nato a Parma… in molti la usano”, “In città è ancora babbo”. Ma anche qui come nel resto dell’Emilia l’utilizzo non riguarda o riguarda solo marginalmente le nuove generazioni: “mia mamma e mia zia l’hanno sempre chiamato babbo (tuttora), io mia sorella e chi conosco della nostra età solo papà”, “i miei fratelli ed io, l’abbiamo sempre chiamato babbo, ma mia figlia mi chiama papà”, “l’ho sempre chiamato babbo. Ma molti tra i miei amici, forse per il fatto che avevano padri più giovani, utilizzavano Papà”, “Sempre chiamato papà”, “sempre chiamato babbo i miei figli invece papà”. Poche le testimonianze di senso opposto: “Il mio lo chiamavo “papà ” invece i miei figli chiamano “babbo “mio marito”.
Interessante l’informazione da parte di chi lavora nelle scuole: “Io lavoro a scuola, nidi/materne/ primaria e non ho mai sentito usare la parola babbo dai bambini. Di solito quando ne parlano o quando li vengono a prendere usano “papà”…”
Sembra che “babbo” fosse più utilizzato nelle aree di campagna e ovviamente negli Appennini, mentre “papà” era visto dalle classi cittadine come un innalzamento sociale rispetto al volgo: “Nativo del fidentino ho sempre detto “Babbo” ma specificatamente: parlando con altri in italiano: “mio babbo, parlando con altri in dialetto, “me pà”, chiamandolo lui in dialetto, “bàbo”. Credo il “Papà”, ai tempi, lo avessero i cittadini non noi di campagna”. Nell’Appennino Parmense: “Sono originaria di un paesino dell’appennino parmense, dove la parola papà era praticamente inesistente, forse anche per la vicinanza con la Toscana, per tutti era ed e’ il babbo”
Molte le testimonianze di un utilizzo di entrambi i vocaboli: “Io ho sempre usato indistintamente papà e babbo”, “uso sia babbo che papà”. Documentato è anche l’utilizzo di “babbo” in terza persona: “Quando mi rivolgevo a lui usavo papà o pà ma parlandone con altri spesso ho usato e uso babbo”, “Se ne parlo in terza persona si (babbo), ma di persona è solo Pà”, “Babbo parlando di lui in terza persona, altrimenti papà”.
Ci sono anche testimonianze di un utilizzo in passato: “io ho sempre detto papà. Mia madre e mio zio usano babbo con mio nonno”, “a Parma però si usa, ora forse un po’ meno ma quando ero bambina (anni ’70) mi ricordo che si sentiva spesso…”, “Mio padre non accettava che lo chiamassimo papà, solo babbo, ma mia figlia il padre lo chiama papà quindi penso che sia un po’ in disuso”, “Io mio papà lo chiamo papà, mentre mio papà chiamava mio nonno babbo”, “A Salsomaggiore prevalentemente si usava babbo… ora si usa spesso papà”.
Interessante per capire l’influenza della TV e dei mezzi di comunicazione in generale nell’utilizzo di una parola o dell’altra: “Mio figlio mi ha chiamato x parecchi anni babbo, dopo aver visto il film di Pinocchio dove Pinocchio pronuciava spesso la parola babbo…”
PIACENZA
Nella città di Piacenza il termine “babbo” non viene praticamente usato. Anche nella provincia di Piacenza per esempio a Fiorenzuola d’Arda viene utilizzato quasi esclusivamente “papà”. Nella mia ricerca ho trovato solo sporadici casi di utilizzo della parola in quest’area dell’Emilia.
6- UMBRIA
In Umbria l’utilizzo di “babbo” è diffuso nel nord della regione nell’area della Media Valle Tiberina tra Città di Castello, Umbertide, Assisi e Bevagna. Anche nella città di Perugia è molto utilizzato nel dialetto della città è “il mi babo”. L’utilizzo verso ovest si estende nell’area del Lago Trasimeno e di Città della Pieve, poi fino a Todi e a tutto l’orvietano, almeno fino a Montecchio.
Verso est viene molto utilizzato tra Gubbio, Gualdo Tadino e Nocera Umbra. Anche in questa parte dell’Umbria “babbo” viene visto come termine proprio: “Il mio, se lo chiamavo papà, non mi rispondeva. Voleva che utilizzassi il termine più diffuso, più nostro”, “Ho un ricordo indelebile: le mie cugine romane chiamavano il padre “papà “.. Un giorno chiamai così anche il mio .. mi rispose che noi siamo italiani non francesi” e ancora “papà suona come un epiteto falso, da operetta”.
In tutta l’area di Orvieto e fino a Montecchio si utilizza “babbo” poi il confine di utilizzo segue la linea a sud tra Todi e Bevagna. A Orvieto si utilizza “obbà’/o bà‘” e “‘r mi babbo” o anche “l mi babbo”.
A Foligno invece si dice “papà”, ma ho trovato alcune testimonianze di un passato utilizzo anche a Foligno: “Mio papà l’utilizzava. Lui diceva babbo. Era nato nel 1930”. Non so se è una testimonianza isolata oppure se possa riferirsi un arretramento anche in Umbria dell’utilizzo di “babbo”.
Infine nel sud della regione, cioè nell’Amerino e a Terni si dice “papà”. In Umbria il confine sembra molto marcato non sembrano esserci aree miste. In questo caso l’area di l’utilizzo di “babbo” ricalca sorprendentemente in gran parte il confine tra mondo etrusco e italico.7
7- LAZIO
Tutta l’area a nord della linea tra Tarquinia, Viterbo e Graffignano utilizza “babbo”. Quindi “babbo” viene utilizzato dal confine con la Toscana, in tutta l’area del lago di Bolsena e più a sud. Nella città di Viterbo sembra che la base originaria utilizzasse esclusivamente “babbo”, ma negli ultimi decenni viene utilizzato anche “papà”.
Nel nord del Lazio, nell’area che anticamente era terra degli Etruschi, praticamente in gran parte della provincia di Viterbo il termine “babbo” è molto utilizzato. Anche nel dialetto locale la forma utilizzata è: “‘l mi ba”. Infatti “l’espressione classica dialettale viterbese per dire “mio padre” è “l mi bà”. Non ci sono espressioni dialettali simili utilizzando il termine papà”.
Anche nella città di Viterbo il termine è molto usato. Nell’area di Viterbo il termine “babbo” sembra avere anche un significato di appartenenza come in Toscana: “Orgoglioso di essere Babbo e Viterbese”, “diciamocela tutta quanto è bello dire babbo, è una parola che riempie la bocca e il cuore… papà mi dà senso di distacco, da noi anche il 19 marzo è la festa del babbo”, “nostro padre lo abbiamo sempre chiamato babbo… secondo il mio parere, è più pieno, significativo… papà, non ci
appartiene…”, “Io sono vera viterbese e ho sempre detto babbo. E me ne
vanto pure”.
L’utilizzo della parola a Viterbo era nettamente prevalente nel passato: “A Viterbo e provincia babbo, a parte qualche famiglia che voleva fare la
snob”, “tra i più anziani di moooolto … mi dicono che si è quasi sempre usato babbo a Viterbo”, da quanto sembra lo è in forma maggioritaria anche adesso ma sta lentamente perdendo terreno specialmente in città: “sempre detto babbo anche se i miei figli lo chiamano papà”, “Babbo a Viterbo e provincia comunque oggi i più giovani usano papà” ma ci sono anche testimonianze opposte: “mio padre lo chiamavo papà, mio figlio mi chiama babbo”. Talvolta accade anche il fenomeno tipico della Toscana e delle aree dove “babbo” prevale nettamente e dove anche chi viene da fuori inizia ad utilizzarlo: “ Mio padre origini romane lo chiamavamo papà mentre la mia discendenza si fa chiamare babbo”.
L’area di utilizzo di “babbo” verso sud si spinge fino alla cittadina di Tarquinia: “A Tarquinia si usa in tantissimi la parola babbo”.
Anche nel viterbese si nota un arretramento dell’utilizzo, interessante è il caso di Orte, dove oggi è testimoniato l’utilizzo quasi esclusivo di “papà”. Ma l’area di utilizzo di “babbo” sembra che in passato includesse anche Orte: “Purtroppo sta scomparendo, io ho cinquant’anni e mio padre lo chiamo babbo, fino alla mia generazione è stato usato” e ancora “Fino agli anni 60/70 era di uso comune…poi tutto cambio …papà è più schic”, “Mamma e le sorelle dicevano “babbo”, poi, chissà perché le cose sono cambiate”, “Anche mio padre e mia zia chiamavano mio nonno “babbo”..”, “La parola babbo, credo, sia stata usata, nell’ortano, sino agli inizi degli anni 70. Poi, dalla generazione nata dalla metà degli anni settanta (la mia) in poi, è entrato pian piano in uso il termine papà ..”, “sia mio padre che mia madre usavano ancora il termine babbo”, “Mia madre, ortana da generazioni, chiamava babbo suo padre”, “A Orte nel dopoguerra non esisteva la parola papà, i nostri padri per noi erano ” il Babbo””.
8- MARCHE
Nelle Marche l’utilizzo di “babbo” è diffuso in tutta la regione. Certamente maggioritario a nord, nell’area tra Ancona e Pesaro. Anche l’area interna vede un frequente utilizzo della parola “babbo”. Nelle Marche meridionali nelle province di Macerata e Ascoli il termine è molto usato. Il confine di utilizzo è il confine regionale tra Marche e Abruzzo. La mia ricerca come nelle altre regioni si è concentrata principalmente nelle aree di confine quindi le province di Macerata, Fermo e Ascoli.
MACERATA E FERMO
Nella città di Macerata e nella sua provincia la parola “babbo” è molto utilizzata. Il termine dialettale è “vabbo” o anche “vabbu”. Secondo alcuni era principalmente utilizzata da chi aveva origini contadine ed era di origini umili, mentre tra i benestanti veniva utilizzato “papà”: “Papà veniva usato dai figli delle persone ricche….”, “ La classe contadina/operai babbo, papà era più signorile”.
Anche in quest’area si nota però un certo arretramento dell’utilizzo: “ora ho notato che si usa più papà”, “Babbo si usa: A Macerata si, attualmente forse un po’ meno”. Anche se in questo caso ci sono opinioni discordanti: “ A Macerata la maggior parte si usa babbo”, “Babbo da sempre, anche i miei figli… nella costa è molto utilizzata così come nell’entroterra… il termine Papà… mah… usato pochissimo qui da noi…”, “ A Macerata e provincia la maggioranza è babbo”, “A Fermo si dice babbo”.
Nell’area di Camerino sembra che ci sia una progressiva diminuzione dell’uso di “babbo” in rapporto al passato. “A Castelraimondo si usava quasi in modo esclusivo, oggi forse è piu utilizzato papà”, “Nelle nostre zone il padre si chiamava babbo”. Anche se sono ancora molti coloro che lo utilizzano: “Io sono babbo mio padre è babbo mio nipote chiama il padre babbo per me non
esiste papà”, “sempre usato babbo, mai papà”. Ci sono anche testimonianze dell’utilizzo di papà per chiamare il proprio padre, ma per “indicare il generico “padre” uso spesso “babbo””.
ASCOLI
Vediamo adesso l’area che sembra essere il confine di utilizzo della parola “babbo”, cioè la zona di Ascoli. Secondo alcuni l’utilizzo di “babbo” in passato era concentrato fuori dalla città, in campagna e nelle aree delle montagne, mentre i cittadini privilegiavano il termine “papà”. Attualmente sembra che i due termini “nella provincia di Ascoli siano equamente distribuiti, con una leggera propensione al babbo nella zona montana”. Anche se da quanto ho trovato, almeno in città, sembra abbastanza veritiero quanto affermato da un utente: “L’ascolano di un tempo ha sempre chiamato il padre e il suocero babbo, con le generazioni più giovani si è poi chiamato papà, alcuni genitori si fanno ancora chiamare babbo”.
Anche ad Ascoli si registra, tra chi la utilizza, attaccamento all’uso della parola: “Se per caso avessi chiamato il mio Babbo… papà non avrebbe sicuramente risposto ci teneva moltissimo, Ascoli centro storico”, “Babbo senza indugio. Papà è derivato dal francese, non mi appartiene”, “Ho chiamato sempre mio padre papà fino a quando mi ha detto che lui il padre lo chiamava babbo e non vedeva l’ora di sentirsi chiamare così per cui ho iniziato a chiamarlo babbo”, “Se lo chiamavo papà scattava l’occhiata fulminante che valeva più di un ceffone”, “Ascolano purosangue babbo da sempre! Se uno dei miei due figli osa chiamarmi papà, i calci nel sedere se li scelgono”. Ma si notano anche cambiamenti nell’utilizzo in alcune famiglie: “I miei genitori chiamavano babbo i loro padri, noi fummo corrotti al papà!”.
Ma sembra che anche qui nelle nuove generazioni, specialmente in città, sia in atto un cambiamento repentino. Sono infatti indicati notevoli cambiamenti nelle ultime generazioni: “Io e mia sorella abbiamo sempre chiamato babbo poi i miei figli papà”, “sempre chiamato babbo … anche mio fratello avrebbe voluto essere chiamato babbo ma i figli, sentendo gli altri bimbi, lo hanno chiamato papà”, “Il nostro l’abbiamo sempre chiamato babbo, ma ai nostri figli senza alcuna ragione particolare abbiamo insegnato a dire papà”, “Si. Ascoli babbo fino a qualche anno fa… Ora i bambini dicono molto anche papà”, “Per me è sempre stato babbo… Mi sembra però che l’uso fra i giovani di oggi sia quasi scomparso” e questi cambiamenti sono stati probabilmente aiutati dalla TV: “Ad Ascoli si usava babbo…. papà è arrivato con la televisione…. come tante altre stravaganze”.
Alcuni indicano che “la linea Fluvione-Tronto, sia un sorta di confine” per l’utilizzo della parola “babbo”: “Babbo è predominante nei comuni a Nord” mentre a sud si utilizza quasi esclusivamente “papà”. Mentre altri fanno coincidere la linea del confine di utilizzo della parola “babbo” proprio con il confine regionale. Diverse sono le testimonianze a conferma di questa tesi: “Abito nella vallata del Tronto. Io e mia sorella babbo, così come mia madre con suo padre. Nella famiglia di mio padre (Abbruzzese) invece, tutti usano il termine papà”, “La linea di confine dell’uso della parola babbo è il fiume Tronto, al di là del fiume diventa subito papà”.
9- SARDEGNA
Nella lingua sarda si utilizza il termine “babbu” o anche “babbai” entrambi i termini indicano la parola italiana “babbo”. L’utilizzo di babbo è largamente diffuso in tutta l’isola ed è nettamente maggioritario. L’utilizzo del termine “papà”, in Sardegna, è relativamente recente.
Anche in Sardegna come in molte delle aree dove “babbo” è molto radicato risulta talvolta un avversione all’utilizzo della parola “papà”: “Noi usiamo babbo… Mio marito odia la parola papà… Semusu in Sardina, dice…”, “Babbo in italiano sempre! Quando sento qualcuno che usa la parola papà mi suona strano, sinceramente mi da quasi fastidio…”, “Sempre e solo babbo in italiano, per me papà non esiste (e nemmeno mi risponde se lo chiamò così”, “Babbo sempre. Il termine papà non appartiene alla cultura sarda”, “Papà viene usato dagli “snob”…in Sardegna solo Babbo”, “Uso solo Babbo. Papà mai nella vita”, “Babbo in italiano babbu in sardo, se lo chiamo papà mi risponde che il papa è a Roma”, “Sempre babbo… l’ avessi chiamato papà si sarebbe offeso !”, “Babbo per sempre! La parola più bella del mondo”, “Sempre chiamato babbo… Se per scherzo lo chiamavo papà… Mi rispondeva SU DIALU CHI T HATA FATTU… ? ? ? ? ? ? ? ? ?”, “Babbai in dialetto e babbo in italiano!!! Il mio, se lo avessi chiamato papà , credo non si sarebbe neppure voltato…”, “Papà non si può sentire, non me ne voglia chi invece lo usa ? A casa mia solo BABBO”, “Babbo. Guaaaiiii chiamarlo papà”.
L’utilizzo del termine “babbu” viene visto anche come desiderio di mantenere la tradizione e di conservare le proprie radici: “In Sardegna “papà ” è un modernismo introdotto dagli anni 50 in poi”, “In particolare l’uso del termine BABBO (e non papà) tra le nuove generazioni esprime il desiderio consapevole della conservazione del proprio idioma e la trasmissione della tradizione”, “Babbo in italiano e Babbu in sardo. Nel mio Paese non esiste nessun figlio che chiama il Babbo, Papà. Per ora”, “Una bambina in un tema per la festa del papà, scrisse per noi non esiste la festa del papà, perché noi lo chiamiamo babbo e per noi é festa tutti i giorni quando ci prende in braccio la sera quando rientra a casa…”.
Anche in Sardegna si registrano rari casi di utilizzo misto dei due termini nelle famiglie: “io ho due figli .. uno mi chiama babbo e uno mi chiama papà”. Nel passato l’utilizzo del termine “papà” era anche motivo di presa in giro: “Solo pochissimi chiamavano il padre papà…e il fatto era motivo di risate”, “La dizione “Papà” è meno diffusa, ma è giudicata un pochino snob…..da poveri arricchiti!”. Chi utilizza “papà” spesso in terza persona utilizza “babbo”: “Babbo lo uso quando parlo di mio papà in terza persona, e comunque lo chiamavo papà o Papi, o semplicemente Pà”.
C’è però da notare che anche qui, specialmente nell’area di Cagliari, e in genere nelle città le nuove generazioni iniziano ad utilizzare il termine “papà”, mentre nei paesi e nelle campagne è quasi esclusivamente utilizzato “babbo”: “A Cagliari si usano entrambe le forme. Credo che tra i giovani ci sia ormai una prevalenza del termine papà su babbo”, “Le nuove generazioni dicono papà”, “A Cagliari si fa un gran uso del termine papà, specialmente tra le nuove generazioni. Tra la mia babbo è largamente usato”, “Io mio padre lo chiamavo babbo, ma mia figlia mi chiama papà”, “Io babbo mia figlia papà”, “Ora ci sono più genitori che utilizzano papà… Prima erano molto pochi… Nei paesi più usato babbo…”, “Personalmente preferisco “babbo”, ma i miei figli mi chiamano “papà””, “Io e la mia famiglia d’origine abbiamo sempre usato la parola “babbo” invece i miei figli e nipoti usano “papà””, “Babbo mi sa molto di anziano, forse si usava in tempi passati”, “Il termine babbo in Sardegna è decisamente più diffuso del termine papà che è più di importazione ma che ora si sta diffondendo specie nelle città maggiori”. Ci sono però anche testimonianze di diverso avviso: “Un periodo, anche da noi si è cercato di italianizzare facendosi chiamare papà ma il vero sardo è rimasto babbu. Tra i giovani c’è un ritorno a questo ultimo e tradizionale modo. E babbu sia!”
Anche nel Padre Nostro in sardo viene utilizzata la parola “babbu”:
Babbu Nostru
Babbu nostru chi ses in sos chelos,
santificadu siat su nomene tou,
benzat su regnu tou,
siat fatta sa voluntade tua,
comente in chelu gai in terra.
Dae nos su pane nostru ‘e cada die,
perdona nos sos pecados nostros,
comente nois perdonamus a sos depidores,
e no nos lessas ruere in sa tentascione,
libera nos dae su male. Amen
Andando più indietro nel tempo, l’iscrizione latina presente sul tempio di Antas fa riferimento al dio Sardus Pater Babi: “Imperatori Caesari M. Aurelio Antonino. Augusto Pio Felici templum dei Sardi Patris Babi vetustate conlapsum… A… restituendum curavit Q Coelius o Cocceius Proculus” (in onore dell’imperatore Cesare Marco Aurelio Antonino Augusto, Pio Felice, il tempio del dio Sardus Pater Babi rovinato per l’antichità fece restaurare Quinto Celio (o Cocceio) Proculo).
10- CORSICA
Nella lingua corsa il termine “babbu” sta ad indicare “babbo” o “padre”, mentre “babbò” cioè “babbone” indica “nonno”. Per cui tutti coloro che parlano corso utilizzano la parola “babbo”, secondo recenti stime almeno la metà della popolazione dell’isola parla il corso.
Il famoso indipendentista corso Pasquale Paoli viene chiamato in lingua corsa “U Babbu di a Patria”.
11- CAMPANIA
Nell’area di Napoli la parola “babbo” viene utilizzata credo in forma nettamente minoritaria, anche se qualcuno si spinge a scrivere: “A Napoli viene usato molto Babbo”. Ma è sorprendente che venga utilizzata da diverse famiglie in un area così distante dall’area principale di utilizzo. Ho trovato varie testimonianze che ne attestano l’utilizzo a Napoli, Frattamaggiore, Afragola, Portici. L’area di utilizzo sembra essere quella tra Caserta, Napoli e la Costiera Amalfitana. Sarebbe proprio la zona colonizzata dagli Etruschi, che avevano fondato delle città tra Capua e Pontecagnano…
12- LIGURIA
Per finire questa ricerca ho voluto provare a vedere se in Liguria, nell’area di confine con la Toscana ci fosse qualche area di utilizzo del termine “babbo”. Ho trovato che in Liguria l’utilizzo è molto marginale, ci sono alcune testimonianze nell’area di Sarzana, Vezzano Ligure, Arcola e a Santo Stefano Magra. Nella Val di Magra, area di confine tra Liguria e Toscana, “babbo” viene utilizzato. A La Spezia non è utilizzato a meno che le persone non siano originarie della vicina Toscana: “A Spezia, Lerici e Val di vara si dice “pae” e “papà””. Sembra però che a Sarzana si utilizzi anche “babbo”, ed anche in Val di Magra si usa o usava, ho raccolto alcune testimonianze che si utilizzava a Vezzano Ligure, a Santo Stefano di Magra, a Pitelli e ad Arcola: “A Sarzana si usa anche “babbo””, “A Pitelli si usava per certo babbo (“babo” visto che le doppie non si pronunciano) 40/50 anni fa”, “Io sono di Vezzano e lo chiamavo babbo”, “dalla Val di Magra in poi si usa…”, “Santo Stefano Magra. Noi diciamo babbo”. Nell’area di La Spezia ci sono anche poche testimonianze di un utilizzo in passato del termine: “Io ho sempre detto papà, ma mio papà però chiamava mio nonno babbo…”.
13- QUANTE PERSONE OGGI DICONO “BABBO” ?
In base alle informazioni ricavate possiamo fare una stima grossolana del numero degli italiani che utilizzano il termine “babbo”.
TOSCANA: 3.600.000
EMILIA ROMAGNA: 1.500.000
UMBRIA: 600.000
LAZIO: 200.000
MARCHE: 1.000.000
SARDEGNA: 1.300.000
CAMPANIA: ?
TOTALE ITALIA: 8.200.000
CORSICA 130.000
SAN MARINO: 30.000
TOTALE: 8.360.000
Possiamo stimare a oltre 8 milioni di persone il numero di coloro che attualmente dicono “babbo” sul territorio italiano. Cioè circa il 15% della popolazione italiana utilizza attualmente questo termine.
14- RINGRAZIAMENTI
Ringrazio tutti coloro che hanno risposto alle mie domande nei gruppi di Facebook delle zone interessate alla mia ricerca.
NOTE:
1Matilde Paoli “I nomi del padre” https://accademiadellacrusca.it/it/consulenza/i-nomi-del-padre/845
2Matilde Paoli “I nomi del padre” https://accademiadellacrusca.it/it/consulenza/i-nomi-del-padre/845
3Benedetta Baldi e Leonardo M. Savoia “Cultura e identità nella lingua albanese” in LEA – Lingue e letterature d’Oriente e d’Occidente, n. 6 (2017), pp. 45-77
4Mathieu Aref “Albanie ou l’incroyable odyssée d’un peuple pré-hellénique”
5Vedi: Zacharie Mayani, The Etruscans Begin to Speak, 1961, Trans. Patrick Evans, London: Souvenir Press, 1962. Graziadio Isaia Ascoli, Studj ario-semitici, in “Memorie del Reale Istituto Lombardo”, cl. II, vol. 10 (1867), pp. 1-36. Édouard Schneider, Une race oubliée:les Pélasges et leurs descendants, E. Leroux, 1894. Jakobos Thomopoulos, Ithaka und Homer: ein beitrag zur Homerischen geographie, Sakellarios, 1908. G. Buonamici, rivista Studi etruschi, 1921. Enzo Gatti “Gli etruschi. La vita degli etruschi, l’etrusco tradotto”
6Massimo Pittau “Studi sulla Lingua Etrusca”
7Vedi: Simonetta Stopponi “La media valle del Tevere fra Etruschi ed Umbri” 2004
Scritto da Marco Ramerini
Scarica la versione in PDF: Babbo una parola sotto assedio – Marco Ramerini