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L’epidemia di Colera del 1855: Barberino Val d’Elsa

Scritto da Marco Ramerini

In quest’anno 2020 abbiamo vissuto una esperienza che mai avremmo pensato e immaginato di vedere nella nostra vita: L’epidemia di Covid19 che ha cambiato e continuerà a cambiare, forse ancora per molto, le nostre abitudini e la nostra economia. Ma le epidemie, specialmente in passato, erano un evento relativamente frequente. Ad esempio la Toscana, come gran parte del mondo, a metà ottocento (1854-1855) fu colpita da una durissima epidemia di colera.

Anche in questo caso il morbo giunse dall’Asia. Sembra che a portare l’epidemia fosse stata una nave che proveniva dall’India e che attraccò in Inghilterra. Da qui il colera rapidamente si diffuse in tutta Europa e anche in gran parte del mondo. In Toscana da quello che ho potuto osservare nelle liste dei morti, l’epidemia fu molto più devastante nei centri abitati che nelle campagne. Ciò si spiega piuttosto bene…

L’EPIDEMIA DI COLERA DEL 1855 A BARBERINO VAL D’ELSA

Nel comune di Barberino nel 1855, in totale ci furono 84 persone colpite dal colera, di queste ne morirono 51, mentre 33 riuscirono a guarire. Per aiutare le tante famiglie colpite dalla malattia, su sollecitazione del gonfaloniere del comune di Barberino Val d’Elsa, il 21 settembre 1855 fu formato un comitato di soccorso per raccogliere donazioni per le famiglie bisognose. Si incaricò di raccogliere le donazioni “in contanti, generi e oggetti” il sig. Michele Checcucci.

GLI AIUTI

Fecero donazioni le principali famiglie benestanti del comune: La cifra più alta fu donata dallo stesso gonfaloniere del comune, Mario Covoni, che versò 40 lire. Ma parteciparono tra gli altri anche Luigi Torrigiani (20 lire) e Elisa Torrigiani (10 lire), i fratelli Amici (20 lire), Benedetto L(?)atini (20 lire), Francesco Grandi (?) (10 lire), Giovanni Chiostri (13 lire), Giovanni Brandi sacrestano, accattò 4 lire nella chiesa di Marcialla, Giuseppe Borgiotti proposto nella chiesa di Sant’Andrea a Vico raccolse 8 lire, un anonimo contribuì con 1 lira, il cavaliere Michelozzo Michelozzi (13 lire), Rodolfo Niccolini (6 lire), Giovanni Corti, parroco della chiesa di Santa Maria a Poneta (2 lire), il parroco Don Francesco Lombardini della Paneretta (4 lire). Infine il comune di Barberino contribuì con 200 lire. In totale furono raccolte 372 lire.

LE FAMIGLIE COLPITE

Con i soldi raccolti furono aiutate 28 famiglie. La cifra più consistente fu data a Annunziata Fiammeri del popolo di San Jacopo alla Sambuca moglie di Egisto Fiammeri bracciante di 45 anni (o 46 anni a secondo dei documenti) d’età che si era amalato il 22 luglio 1855 ed era morto di colera il 23 luglio 1855. Egisto aveva lasciato la moglie vedova con 6 figli.

Epidemia di Colera. Fiammeri Egisto nell'Estratto dei morti di San Iacopo alla Sambuca luglio 1855
Fiammeri Egisto nell’Estratto dei morti di San Jacopo alla Sambuca luglio 1855

Tra le famiglie più colpite c’è la famiglia Salvadori, come scrive in una lettera datata 10 febbraio 1856 il parroco di San Pietro in Bossolo. In questa famiglia, che era già orfana del babbo (Giuseppe Salvadori, sembra essere morto prima dell’epidemia), il colera ha portato via la mamma e sono rimaste tre sorelle orfane. Emilia di 16 anni, Rosa di 12 anni (impedita per malattia alle gambe) e Fortunata di 10 anni.

La madre, Gaetana Dainelli (riportata nel Bullettino Sanitario del comune con il nome di Anna Salvadori, ma con il giusto nome nell’Estratto dei morti di San Piero in Bossolo del settembre 1855) colpita dal colera morì l’11 settembre 1855 a 48 anni di età. Le tre ragazze erano rimaste prive di qualunque sostentamento e vivevano assieme ad una loro sorella “uterina”, Massima Barbetti, maritata con Baldassarre Ceccherini, miserabile operante pigionale del sig. Cavaliere Michelozzi nella casa di San Michele.

Dainelli Gaetana nell'Estratto dei morti di San Piero in Bossolo settembre 1855
Dainelli Gaetana nell’Estratto dei morti di San Piero in Bossolo settembre 1855

LE FAMIGLIE AIUTATE

In totale furono aiutate 4 famiglie alla Sambuca (Fiammeri, Fuschini, Corti e Bagni), una famiglia a Petroio (Ghiribelli). Altre 5 famiglie furono aiutate a Barberino Val d’Elsa (Bertelli, Migliorini, Degli Innocenti, Baldini e Fusi). Mentre 3 famiglie (Salvadori, Salvestrini e Rosi) furono aiutate a San Piero in Bossolo. Poi 3 famiglie a Vico d’Elsa (Mugnaini, Borri e Torrini), 2 famiglie a Tignano (Antonini e Grisolaghi). Infine 10 famiglie al Borghetto (Lapi (o Lupi), Marini, Vermigli, Checcucci, Fanfani, Corbinelli, Brogelli, Volterrani, Aretini e Minghi).